Artista contemporaneo, Schifano si distacca dal naturalismo e dall’esteriorità, per astrarsi e rivolgersi agli interessi profondi della sfera emotiva. Le sue opere pittoriche sono caratterizzate dalla spontaneità della pennellata, dalla pulizia del colore e dalla fantasia delle forme. Il tessuto pittorico viene arricchito dalla densità della materia con la quale l’artista raggruma, contorna ed amplia tutti i godibili dettagli delle sue composizioni. Una esplosione di forme e di colori che denuncia la preparazione pittorica rigorosa e una libera ispirazione fantastica, seguendo la naturalezza della propria indole e i confini della propria abilità, di cui l’artista è pienamente consapevole, usando il colore allo stato puro, amalgamandolo e creando composizioni che rendono il senso di una bellezza universale dalle radici lontane ed inesauribili.
“Schifano è il cantore dell’inconscio onirico contenuto nelle cromatiche forze vitali che incontrano la tela e vi si espandono come un magma”
Sotto la spinta vivace del pennello vengono creati immaginifici paesaggi e astratte composizioni nelle quali ci si perde, come in un campo di papaveri improvvisamente invaso dai colori della primavera.
Nel modo di procedere di Schifano c’è ben oltre l’inclinazione solare e mediterranea, dipingere con linee e colori è sempre un modo di raccontare una storia. Che non si chiude nel lavoro compiuto, finito in se stesso, perché siamo di fronte a storie cantate e alla ripetizione infinita di motivi che variano, illustrano, modulano la musica. Forse il vero segreto della pittura è questa capacità di destare meraviglia in chi la guarda.
Un critico attento ai fenomeni contemporanei, Gaetano B.G. Mustica, ha detto: “Gli artisti inviano messaggi ammalianti pieni di fantasia e di umori, l’avventura del colore è enigmatica, spalancata su abissi di mistero, divorata da se stessa in una voracità mai paga della finitezza della tela. Sorpresi, ci si approfondisce in dettagli di intrecci, di frammenti, di squarci luminosi, di spirali, di macchie, perdendoci in un labirinto dal quale non si esce senza rimpianto”.
Le opere più recenti di Claudio Schifano, segnano una svolta sempre più decisa verso modularità di tipo informale. Ampi segmenti cromatici scandiscono lo spazio, sovrapponendosi ed intersecandosi, lievi tracce brune o nere solcano la massa spessa del colore ridisegnando forme, rievocando volumi, delimitando spazi. Il segno si propone come evocazione di una realtà non più protagonista ma larva, fantasma della coscienza in cui si è precedentemente depositata. Il colore fornisce la dimensione pittorica entro cui si colloca la percezione interiore del mondo reale, sia essa impressione o ricordo, così come lo spessore più o meno forte del segno narrante, il rito stesso insito nel depositarsi del pigmento cromatico sul supporto, denotano l’approccio espressivo, la forza emozionale cui il pittore stesso soggiace. Il significato dell’opera si fa più riposto, meno facilmente esaltato dalla luce, ora che la materia stessa del colore, pastoso e rilevato nella stesura, provoca accentuazioni luminose oppure ombre assai più soffocate e torbide. Pur restando fedele alla solarità mediterranea e alla forza dei bruni e dei celesti accesi, Schifano opera ora una costante escavazione poetica dei significati profondi del reale, a tutto vantaggio di un intrinseco lirismo fantastico, liberamente espresso nell’armonia della forma e nel ritmo del colore. I dipinti di questo pittore sono ricordi e frammenti della realtà, occulte visioni fatte affiorare come inquietanti meduse, in cui la materia viene indagata nelle sue trame e nelle sue tessiture. Il suo lavoro è basato essenzialmente sul colore-materia e sulle questioni formali che si connotano grazie a raffinati processi d’astrazione. Egli tende a rinnovare il linguaggio ed a rifiutare i tradizionali temi pittorici, per interpretare le angustie dei nostri tempi. Schifano affronta decisamente la strada di una riscoperta, con una cifra personale, della pittura astratta e informale; le sue composizioni si risolvono in visioni semplificate e portate ben oltre la raffigurazione naturalistica, in bilico tra materialità e spiritualità.
Raimondo Raimondi